La mano di Dio by Diego Armando Maradona & Daniel Arcucci

La mano di Dio by Diego Armando Maradona & Daniel Arcucci

autore:Diego Armando Maradona & Daniel Arcucci [Maradona, Diego Armando & Arcucci, Daniel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Dollari per la famiglia (della FIFA)

Tornando alla faccenda della FIFA e vedendo tutto quello che è successo in questi trent’anni, credo che a noi giocatori sia mancata l’unione, essere decisi come lo eravamo stati in Messico. A me, in tutto questo tempo, hanno cercato di comprarmi varie volte. Persino durante il centenario dell’AFA hanno cercato di comprarmi, quando mi hanno consegnato una medaglia – perfetto, e io li ho ringraziati molto perché aveva a che vedere con la storia del calcio, del calcio, non della politica! Era il ’93. Giocammo con la Nazionale a Mar del Plata, contro la Danimarca, e poi contro il Brasile, al Monumental. Mi diedero una medaglia come miglior giocatore della storia e poi mi chiusero in una stanza, con Havelange. C’era anche Blatter. E mi dissero…

«Dieguito, vogliamo che tu entri a far parte della famiglia della FIFA…»

«No, grazie ragazzi, ma ho già una famiglia.»

«Ma guarda, Dieguito, che ci sono molti dollari di cachet per quelli che fanno parte della famiglia della FIFA.»

«No no, molte grazie. Guardate, vi state sbagliando, io lavoro giocando a calcio. Io mi guadagno i soldi palleggiando. E palleggio abbastanza bene.»

Quando uscii da lì, mi stava aspettando Grondona.

«Che è successo, Diego?»

«Nulla, Julio. Non è successo nulla.»

E non è successo nulla fino a oggi. Per questo, io dico, ci furono molti giocatori che avrebbero dovuto essere insistenti e incisivi come lo sono stato io in quel momento. Occhio, ce ne sono stati alcuni. Ce ne sono molti che meritano. Includo Didier Drogba, che è un mostro e che ha portato la sua battaglia al di là del calcio; perché a guardare quello che ha fatto in Costa d’Avorio, si rimane a bocca aperta. Quello sì che è usare il calcio a fin di bene, non come lo usano i politici. Drogba ha usato il calcio per unire la gente, che nel suo paese si stava ammazzando a colpi di pistola. Includo Romario, che entrò in politica difendendo il calcio, come fece prima del Mondiale in Brasile, mandando a casa tutti i corrotti, quelli che si riempivano di soldi o che ne avevano l’intenzione, a danno del pallone. E non posso non menzionare Hristo Stoichkov, che è sempre stato un ribelle, un combattente, come me.

Quello che si tolse i pantaloncini per indossare la cravatta fu Platini, proprio Platini, il peggiore. Già trent’anni fa lo vedevo il francesino tutto profumato, molto light… Niente di strano: Platini è sempre stato sui due lati della barricata, con il caviale e lo champagne da una parte, ma poi voleva anche farsi vedere con noi giocatori che ci battevamo, che scioperavamo se necessario. Teneva il piede in due scarpe. O ci provava.

Per questo, in campo, volevo vincere contro Platini. Per questo gli volevo dimostrare, lì in Messico, chi era il migliore. Con lui c’era rivalità, perché eravamo entrambi numeri 10 e perché eravamo ben diversi quando ci toglievamo la maglietta. Poi, nella lotta calcistica, c’erano Zico, Rummenigge, e poteva anche aggiungersi Laudrup, ma era ancora un ragazzino. Zico era



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